La Rota Vicentina

Di Pier Giorgio Lazzarin
Una poesia della natura
Spettacolare trekking lungo le coste portoghesi dell’Alentejo e dell’Algarve, nell’incanto di un grande parco naturale situato in una area tra le meglio preservate d’Europa.

L’hanno definito “Il cammino più bello d’Europa”, e adesso che ci sono andato ho capito perché. Il trekking organizzato dalla Commissione Gite del Cai Uget si è snodato sui mille sentieri della Rota Vicentina, tra scogliere spettacolari che si ergono orgogliose sull’Oceano Atlantico, spiagge incontaminate e paesaggi mozzafiato in scenari di incomparabile bellezza. Per quel che mi riguarda il viaggio in questo estremo lembo d’Europa mymedic.es lungo la costa dell’Alentejo e dell’Algarve è stato superiore alle aspettative. Anche perché all’inizio qualche perplessità ce l’avevo. Sia perché ero al mio primo viaggio con la Commissione Gite sia perché eravamo un numeroso gruppo di 52 “baldi giovani”. Invece tutto è filato più liscio dell’olio grazie alla perfetta organizzazione di Luciano Zanon, coadiuvato da Valeria Aglirà che ha svolto con maestria il suo ruolo da “pastore maremmano”. Risultato: mai un ritardo, mai uno screzio, non il più piccolo incidente. Il che, a mio avviso, non è né scontato né banale.
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Ogni giorno partivamo con un pullman da Vila Nova de Milfontes, dove eravamo alloggiati, per raggiungere le varie località, meta del nostro scarpinare. Arrivati sul posto ci dividevamo in due gruppi, affidati l’uno a Pasquale e l’altro ad Angelo, le due valenti guide escursioniste di Naturalitater che ci hanno accompagnati alla scoperta di un pezzo di Europa rimasto pressoché miracolosamente intatto. Infatti, già il primo giorno nel trekking da Praia do Malhao a Porto Covo ci siamo immersi nella natura, trovandoci di fronte a un’esperienza che va oltre le parole.

Una delle caratteristiche più affascinanti dell’Alentejo e dell’Algarve sono indubbiamente le maestose scogliere che si tuffano nell’oceano come cattedrali scolpite dal vento e dall’incessante battito delle onde. Ma non sono solo le scogliere a rubare la scena. Il parco naturale è anche il regno delle cicogne, che trovano in quest’area un ambiente ideale per nidificare. Osservare queste eleganti creature planare nei cieli o costruire i loro imponenti nidi abbarbicati su scogli sferzati dal vento è un’esperienza che rimarrà impressa nella nostra memoria.
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Baia Furnas, Entrata do Barca, Odeceixe, Zambujeria do Mar Carrapateira: forse scorderò i languidi nomi portoghesi delle spiagge, delle località e dei paesini che abbiamo attraversato. Ma ciò che porterò sempre con me è l’emozione che mi ha dato il camminare lungo i sentieri dell’Alentejo in connessione con la natura. A volte si chiacchierava con un compagno di viaggio e si godeva della sua compagnia. Altre volte ci si fermava per scattare una foto, come per fissare su una pellicola digitale un po’ della magia del posto. Ma spesso si rimaneva tra sé e sé a contemplare la poesia della natura, come per trovare l’ossigeno di cui l’anima ha bisogno, un momento per ascoltare i nostri pensieri più profondi e ritrovare un senso di equilibrio interiore. Sui sentieri dell’Alentejo, la natura ci ha avvolto in un disintossicante abbraccio di quiete.
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Il silenzio si è fatto complice del nostro cammino, invitandoci alla riflessione interiore. Le preoccupazioni e i problemi di tutti i giorni si sono dissolti nel vento, mentre i pensieri prendevano forma e si rivelavano in tutta la loro verità. E’ sempre nel silenzio che possiamo ascoltare le voci dell’anima, cogliere le intuizioni che risiedono nel profondo di noi stessi e scoprire una connessione più autentica con il nostro essere. Nella frenesia del quotidiano, spesso ci troviamo intrappolati in una corsa senza fine, sempre alla ricerca di qualcosa. Camminare in mezzo alla natura ci invita a rallentare, a prendere il nostro tempo. Ogni passo diventa un gesto consapevole, ogni respiro una celebrazione della vita. Nel nostro cammino abbiamo incontrato la bellezza di un fiore miracolosamente sbocciato tra la sabbia, la perseveranza di un albero piegato e contorto dal vento, la delicatezza di un ruscello che va a fondersi con il mare. Attraverso la lentezza del camminare ci siamo riconnessi con noi stessi, con i nostri desideri e bisogni più profondi.

Camminare in mezzo a una natura a tratti selvaggia ci ha offerto uno spazio di silenzio che spesso manca nelle nostre vite caotiche. È in questo silenzio che l’anima trova la sua voce. Liberati dalle distrazioni e dalle preoccupazioni quotidiane, ci siamo immersi in un dialogo interiore profondo. Allora i pensieri si fanno più chiari, le emozioni emergono con sincerità. In questo stato di riflessione silenziosa, possiamo ascoltare la nostra voce interiore e scoprire chi siamo.
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Avevo già provato queste sensazioni durante il cammino di Santiago e lungo la via Francigena. Le ho ritrovate sui sentieri dell’Alentejo. Con una peculiarità in più: lo sguardo che si perde nell’immensità dell’oceano. A Cabo de Roca con il suo faro che traguarda verso l’infinito ci si sente piccoli. Ma, nello stesso tempo è difficile non pensare ai grandi viaggiatori di un tempo e non lasciare spazio all’immaginazione. Ad alimentare ulteriormente quell’istinto naturale di avventurarsi verso l’ignoto, è la frase del poeta portoghese Luis Vaz de Camões:Aqui… onde a terra se acaba e o mar começa” (Qui… dove la terra finisce e il mare comincia).